molle(skine): diario morbido Sui confini

La piccola storia di Natale di Lilian ed Elijah

Avvertenza
C’è una piccola storia, quest’anno, per Natale, che prende inizio in un altro tempo e che poi in qualche modo è arrivata a noi. Si tratta di una storia che in gran parte non è mai stata raccontata e forse, in gran parte non è nemmeno vera.
Tuttavia, che cos’è vero e cosa non lo è, oggi, in questa notte di Vigilia, lo faremo rimanere nelle pieghe di quanto raccontiamo, tra ciò che si vede solo in controluce. E la realtà dei fatti la lasciamo per altre occasioni.

Londra, 1923, Vigilia di Natale.
wembleyFa freddo, com’è naturale che faccia freddo a Londra, alla Vigilia di Natale. Mai come quest’anno, però, l’attesa a Londra ha un sapore particolare. In aprile, Re Giorgio (Re Giorgio V) ha inaugurato il nuovo stadio di Wembley, un’opera straordinaria che per la maggior parte dell’opinione pubblica non fa altro che accrescere l’impazienza per le meraviglie che accadranno l’anno successivo – e che è poi il motivo alla base della costruzione dell’Empire Stadium – vale a dire la Grande Esposizione dell’Impero Britannico.
Detto questo, le cose non vanno bene. Nonostante la vittoria nella Guerra di pochi anni prima, tra il popolo serpeggia un grande malcontento. I salari sono al minimo, lo sfruttamento dei lavoratori è sistematico, soprattutto per quanto riguarda il settore minerario e siderurgico. C’è aria di rivolta e neppure Re Giorgio – che pure ha fama di avere in simpatia le classi meno abbienti – è certo che il suo regno potrà rimanere immune da quel pericoloso virus che si sta propagando dall’Unione Sovietica al resto del Continente.
508718992Comunque, tornando a ciò che ci interessa dire qui, da qualche mese la casa editrice “Jonathan Cape Ltd“, con sede al numero 13 di Bedford Square, ha pubblicato “The voyages of Doctor Dolittle”. Bedford Square è una piazza molto bella, sicuramente la migliore nel quartiere di Bloomsbury, realizzata dall’architetto Thomas Leverton e circondata da case di mattoni su tre piani con porte arrotondate sormontate da eleganti finestre a mezzaluna e balconi decorati da un frontone centrale. Jonathan Cape ci ha visto lungo a trasferirsi lì, in Gower Street. Si sta bene, è un luogo di prestigio e che continuerà ad esserlo. Comunque andranno le cose. La sua casa editrice è giovane, ma lui è bravo, sa individuare gli autori e, soprattutto, si sta specializzando in un settore – quello dell’editoria per ragazzi – che si mostra molto redditizio. “The voyages of Doctor Dolittle” è il secondo volume dei racconti di Hugh Lofting, un tipo particolare, si dice un pacifista, uno che ha partorito proprio nelle trincee del disastroso conflitto mondiale le vicende del favoloso Dolittle, un medico capace di parlare con gli animali. Il primo volume di racconti del Dottor Dolittle ha avuto un ottimo riscontro.
Il problema è che la bambina Lilian Joan Wylie ha ricevuto in dono il libro da parte di L.L.W. Solo che lo aveva già. Glielo aveva preso qualche settimana prima suo fratello, di undici anni più grande di lei. Si tratta del classico “regalo doppio”.
dolittle-1Lilian Joan Wylie di anni ne ha dieci ed è una bella bambina, dalla salute un po’ cagionevole. Per questo passa intere giornate a casa, a leggere. I suoi genitori non sono ricchi, ma conducono una vita onesta e laboriosa e sì, i Wylie sono una famiglia che si potrebbe tranquillamente definire “benestante”. Hanno avuto anche un lontano cugino – un cugino che morirà l’anno seguente – John George, attaccante dei Wanderers, capace di arrivare a indossare la casacca dei Tre Leoni, anche se per una sola presenza.
Importante è dire a questo punto che Lilian Joan Wylie conosce un ragazzino e da qualche tempo pensa spesso a lui. Lo ha incontrato diverse volte, al mercato di Charity ed è un ragazzino che le piace, le piace molto, se non fosse per via di quell’aria malinconica che ha sulla faccia e che però è esattamente ciò che l’ha attratta di lui, oltre ai suoi occhi neri e profondi. Il ragazzino ha dieci anni, come lei, e si chiama Elijah. Abita dalle parti di Golders Green dove i suoi lavorano al Bloom’s, un ristorante particolare che ha aperto da poco e che è specializzato nel servire piatti tipici della gente come Elijah. Che è ebreo.
Fortunatamente, dalla casa di Lilian per arrivare a Golders Green ci si impiega davvero poco, perché la Northern dell’Underground ferma proprio lì.
L.L.W. capisce subito che un libro doppio non è di alcuna utilità in casa sua e che a Lilian farebbe molto piacere poterlo regalare a qualcuno, a qualcuno dei suoi amici. Solo che, tra tutti, rimane stupito, L.L.W., che il prescelto sia proprio il giovane Elijah. Elijah non festeggia il Natale, Lilian dovrebbe saperlo. Eppure è proprio per questa ragione che Lilian ha deciso di regalare il suo libro doppio a Elijah, per condividere la sua gioia con chi quel giorno non festeggerà. Infatti, anche la maestra, a scuola, ha detto che Lilian è una bambina molto generosa e sensibile.
Così L.L.W. prende il soprabito verde e il cappello. Poi veste di tutto punto Lilian, che non deve prendere freddo per nessuna ragione al mondo. Quando escono in strada diretti verso l’Undeground, L.L.W. osserva la sua bambina e le sue lentiggini leggere, sparse sul naso. Nel chiarore di quella Vigilia nebbiosa risaltano ancora di più. Lilian ha spesso la tosse e il medico dice che non va bene, che le cose non vanno bene, che deve fare degli altri esami, ma ha paura. Ha paura di qualcosa che non si può dire, adesso. Eppure Lilian è bellissima e come tutte le cose bellissime è anche fragile. Questa è la risposta che si è dato L.L.W., al diavolo i medici. Che ne sanno loro della bellezza? Se potesse, però, non uscirebbe con quel tempaccio. Ma lo sguardo di Lilian, prima, in sala, gli ha detto che no, non può non farlo.
Il secondo problema di quella giornata è che L.L.W e Lilian non hanno idea di dove esattamente abiti Elijah. Però in qualche modo Lilian sa che i genitori lavorano al Bloom’s – lo sa perché lo ha sentito dire un giorno della scorsa primavera, mentre era a passeggio ai Gardens proprio con suo fratello, a cercare di fare tesoro dei raggi di sole. Così si dirigono senza esitazioni al Bloom’s, una volta abbandonati i vagoni maleodoranti della metropolitana. Hanno improvvisato un pacchetto per il libro. Lilian ha scelto una carta gialla e lo tiene stretto a sé, sotto il suo cappotto color nocciola.
Elijah però non lo incontrano. Sua madre, che è una bella signora dai capelli nerissimi raccolti da un fermaglio luccicante, dice che è uscito da poco ma che tra poco dovrebbe ritornare. Dice anche che non avrebbero dovuto, non avrebbero assolutamente dovuto scomodarsi per portare quel regalo inatteso. Si è persino commossa. Non se lo sarebbe mai e poi mai aspettato, tanto più che, insomma, per loro Natale non è proprio Natale. Poi dice di aspettarla lì. Sparisce per un minuto nel retro della cucina del Bloom’s e quando ritorna ha in mano un vassoio pieno di dolci. Li ha appena fatti. Servono per Hannukkah, la festa delle luci, che sta per iniziare. L.L.W. dice no no, ma si figuri. La madre di Elijah invece insiste. Lilian comincia a tossire. Ed è una brutta tosse, di quelle che a volte le macchia il colletto della camicetta di puntini rossi. La madre di Elijah allora scarta il suo pacco, invoca quella che sembra una specie di benedizione e le offre un dolce, un “dolce della luce”, come lo chiama lei. Lilian lo assaggia e la tosse, la tosse improvvisamente si placa e Lilian sorride.
Elijah non torna. Non torna in tempo. Allora Lilian, anche se è un po’ delusa, lascia il libro nella mani della madre di Elijah e L.L.W. invece prende il pacchetto con i dolci e dice alla madre di Elijah che i suoi dolci sembrano davvero “miracolosi”.
stellaQuella sera, poco prima di coricarsi, Elijah sorriderà, pensando alla bambina Lilian, quella con le lentiggini e i capelli rossi che ha incontrato qualche volta mentre si affannava a finire le consegne che suo padre gli aveva affidato per quella giornata. Sorriderà attaccando con la colla il suo ex libris – con la Stella di David al centro – nella prima pagina interna di “The Voyager of Doctor Dolittle”. Il giorno dopo, a Natale, si ripromette che andrà a trovare la bambina Lilian e le porterà altri dolcetti “speciali”, di quelli che sua madre dice che fanno bene, e che faranno bene soprattutto a lei. Perché Natale dura un giorno, Hannukkah quasi un mese. Farà in tempo a contraccambiare. Elijah pensa anche che è bellissimo avere 10 anni, in quel 1923, dove ci si fanno dei regali e dove non è importante se la festa che si festeggia si chiami Natale o Hannukkah. Quel giorno ha fatto tardi perché si è fermato in Charing Cross dove c’era un tipo, all’angolo della strada, che parlava di razzi, razzi stellari, razzi che presto porteranno gli uomini su, fino sulla Luna. E lì, pensa Elijah, finalmente potremo conoscere il volto di Dio.
È bellissimo avere 10 anni nel 1923. E il futuro non potrà che essere ancora migliore.

P.S.
Il “finale” di questa storia – con la spiegazione delle cose false che vi sono dette ma anche di quelle un po’ vere – se vi interessa è raccontato in “Sui confini”, nel capitolo dedicato a Passau.
Altrimenti niente, terminiamo pure qui.
Perché una storia di Natale deve rimanere a Natale, appunto, e non ha nessun bisogno di un “dopo”.