cartoline dai pesci rossi molle(skine): diario morbido

Esor-Dire

Mentre parli e c’è qualcuno che ti riprende può capitare che ti dimentichi di dire alcune cose.
Per cui quasi tutto quello che mi è venuto in mente sull’argomento “esordire” lo trovate qui.

Ovvio però che la questione meriterebbe sicuramente di essere approfondita.
Per esempio, posso aggiungere ora altri due o tre consigli (anche se non è che poi mi senta in grado di dare chissà quale consiglio al riguardo)… Comunque:
– prerequisito: per me la scrittura è sostanzialmente un fatto di umiltà perché significa mettere a nudo un sacco di cose di te – e la maggior parte sono debolezze – e poi, per l’appunto, condividerle con persone che non puoi (ancora) conoscere: allora, se tu non fai questa cosa con umiltà sei fregato in partenza. Non è una questione di “basso profilo” o “falsa modestia”, ma è proprio il rendersi conto che hai la fortuna e il piacere di fare una cosa che ti piace solo perché dall’altra parte c’è qualcuno che ha giudicato con indulgenza le tue incapacità;
– “esordire” significa “esordire tutti i giorni” e cioè stupirsi delle cose interessanti che ti capitano: perciò, ogni nuova mattina ripeti il tuo esordio nella vita, ma non l’ha detto nessuno che il tuo sia più importante di quello di tua moglie che va a scuola a fare il suo lavoro o di tuo figlio che va all’asilo. La differenza è che può capitarti che ti chiedano un’opinione in merito e quindi, su questo, ritorniamo al punto precedente. Ma, appunto perché scrivere è mettere lì davanti agli altri un pezzettino di te, ogni nuova scrittura è un esordio, ogni nuova lettura è un esordio, ogni nuovo incontro è un esordio, ogni nuova possibilità che ti viene offerta è un esordio;
– infine – consiglio pratico – mai e poi mai e poi mai “pagare” per esordire. Chi ti chiede soldi per far avverare ciò che magari tu consideri il tuo sogno è solo un dannato truffatore (e non lasciatevi impietosire dai discorsi sui “rischi”, sulla “crisi” o cose del genere). Anche in questo caso può essere d’aiuto affidarsi all’umiltà e ricominciare daccapo, semmai, se qualcosa non ha funzionato, se la tua scrittura è stata valutata forse non ancora pronta. Pagare per essere felici alla lunga non porta a niente dato che la felicità è un bene di consumo eccezionalmente gratuito perché ha a che fare con il te stesso più profondo: cioè con qualcosa che non puoi permetterti di mettere in vendita.

Per tutto il resto, beh… Evviva Bookup.
E ok… Stay tuned 🙂

Bookup – La prima storia bella